I cippi gromatici

 

Nel nostro primo articolo abbiamo parlato del cippo gromatico comparso a maggio in un incrocio di Borgoricco, ora con questo nuovo contributo vogliamo fare ulteriore chiarezza su questo argomento.

In antichità, ogni qual volta si suddivideva un territorio in lotti uguali ovvero si centuriava un luogo, venivano posti negli incroci dei limites cioè dei cippi di pietra o di legno di forma quadrangolare o cilindrica. Sul cippo venivano incise due tipi di informazione; l’indicazione della regio in cui si trovava e l’ordine del cardo (strada con orientamento nord-sud) e del decumano (strada con orientamento est-ovest) rispetto agli assi principali.

I cippi detti anche termini erano sacri al dio Terminus che inizialmente fu associato a Giove e in seguito divenne una divinità indipendente che tutelava i poderi e le pietre terminali. Spostare o violare un termine era considerato sacrilego, e chiunque osasse tanto era dichiarato sacer, ossia consacrato alle divinità infernali e poteva essere ucciso da chiunque. Le cose cambiarono con la lex Mamilia del 109 a.C. in cui si modificò la condanna con il pagamento di una multa. In seguito in età imperiale, sotto l’imperatore Caligola, la pena per chi spostava un termine era di 50 aurei. Con l’imperatore Adriano invece, se il trasgressore era di rango nobiliare veniva colpito con la relegazione, mentre se era di ceto basso gli venivano imposte pene corporali e lavori forzati per due anni. Infine con un’ulteriore modifica si arriva alla relegazione in un’isola e la confisca dei beni e della terra se i colpevoli erano di ceto ambiente oppure con i lavori forzati se i violatori provenivano da un ceto basso e il lavoro alle miniere (ad metalla) se i colpevoli erano degli schiavi.

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