BORGORICCO NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Fino al 1945 nel territorio del Comune di Borgoricco si registrano pochi fatti degni di nota, ad esempio nel 1944  gli attacchi da parte di quel ricognitore, incursore aereo che colpiva in solitario (detto volgarmente “Pippo”) e alcuni susseguirsi di fatti di sangue, come quello del dicembre dello stesso anno, quando all’incrocio tra via Roma e via Desman una camionetta delle truppe tedesche venne attaccata dai partigiani, nascosti sopra il vicino ristorante Belvedere (odierno Faraone). Tuttavia negli ultimi giorni del conflitto la situazione peggiorò drasticamente.

Il 26 aprile del 1945, mentre erano in atto trattative segrete tra Alleati e i tedeschi per un armistizio, i partigiani attaccarono villa Bressanin, sede di un parco macchine e di un’officina per le truppe tedesche. Alcuni degli occupanti abbandonarono il posto, altri rimasero a presidiarlo: quest’ultimi vennero fatti prigionieri assieme ad altri commilitoni.  Il 29 aprile i tedeschi lanciarono un’offensiva contro la villa per liberare i prigionieri: otto partigiani morirono, altri si gettarono nelle fosse delle peschiere della villa, tenendo solo la testa fuori dall’acqua.

Lo stesso giorno del blitz tedesco, presso villa Patella (all’incrocio tra via Desman e via del Graticolato), si fermò una colonna di aviatori tedeschi, in fuga. Una pattuglia di questi aviatori venne attaccata dai partigiani, causando da parte tedesca un morto e un ferito. La serie così ravvicinata di attacchi, esacerbò gli animi dei nazisti, i quali catturarono sette uomini delle case vicine per la loro fucilazione come rappresaglia e monito. La tensione era palpabile, il sacerdote Don Secondo dalla Zanna aveva invitato il paese alla preghiera devozionale alla Madonna per chiedere un miracolo.  Ma quel giorno accaddero delle stranezze: il maggiore tedesco indugiò a dare l’ordine (probabilmente era in trattative con lo stesso) ma, quando pareva imminente la fucilazione o addirittura la distruzione del paese, i tedeschi accesero i motori dei loro mezzi e scapparono. I sette uscirono dalla villa incolumi e corsero felici dai loro familiari, qualche testimone vide il presule camminare verso la canonica pregando con il Rosario in mano. Il giorno dopo, gli anglo-americani libereranno il paese.

Come segno di ringraziamento per aver protetto il paese, specie negli ultimi giorni, il 7 novembre del 1946 venne innalzata una colonna all’Immacolata (“la Madoneta”), che in origine si trovava all’incrocio tra Via Desman e via Roma, oggi si trova davanti alla sede della Camporese. A ricordo degli otto morti in villa Bressanin è stata posta una lapide commemorativa.

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