IMBOLC: LA FESTA DELLA LUCE

Nell’antichità, il mese di febbraio era legato a rituali di purificazione e passaggio: ne è un esempio Imbolc, l’antica festa celtica della luce crescente, che cadeva all’inizio del mese. Viene citata come imbolcambivolcios nel calendario di Coligny, epigrafe del II secolo d.C. in lingua gallica incisa in caratteri latini su tavola in bronzo, che documenta un antico calendario gallico: il termine latino-gallico “ambivolcios” significa “attorno al lavatoio” ed indica una cerimonia di purificazione mediante aspersione d’acqua o lavaggio, mentre “Imbolc”, termine dall’origine incerta, potrebbe invece derivare da “imb-olc”, ovvero “grande pioggia”, intesa sia in senso letterale sia come elemento purificatore. Altro nome di questa festività è “oimelc”, che significa invece “nel latte”, mentre un’altra variante, “imbolg”, riporta all’idea del sacco, inteso come grembo. In particolare, questi due ultimi termini lasciano intendere l’origine della festività come rito agro-pastorale: era il periodo più critico e in cui più si aveva necessità di cibo e provviste, e latte, burro e formaggi erano di fondamentale importanza. Ma questi rituali nascondono anche un’invocazione alla rinascita e alla primavera, simboleggiata dalle giornate che via via si allungavano.

Le celebrazioni iniziavano al tramonto del giorno precedente (il calendario celtico faceva iniziare il giorno al tramonto del sole): elemento centrale era la luce, simboleggiata da candele e lumi e da falò rituali che avevano lo scopo di richiamare la primavera e di purificare. Venivano fatte anche offerte propiziatorie in cibo: per aiutare il ritorno della fertilità dei campi si versava il latte sulla terra, e si mangiavano burro e formaggio assieme a farina e uova. I riti più antichi ci restano sconosciuti, tuttavia il folklore irlandese e scozzese hanno tramandato qualcosa: le donne erano solite preparare talismani, come la ruota solare (poi nota come croce di Santa Brigida) creata con fasci di cereali conservati dal raccolto estivo, o strisce di stoffa che rappresentavano il mantello di Brigid, e che venivano lasciate fuori durante la notte per propiziare l’arrivo della dea. Era usanza creare, sempre con fasci di cereali, anche una bambolina denominata “fanciulla del grano”.

Come si può notare, Brigid era la divinità celebrata in questa occasione: ella era la dea celtica del triplice fuoco, rappresentata spesso come tre sorelle (fanciulla, madre e vecchia) corrispondenti alle fasi dell’esistenza e del ciclo della natura, ed era la protettrice dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Con l’arrivo del Cristianesimo, la sua figura viene sostituita da quella di Santa Brigida, badessa irlandese vissuta tra il V e il VI secolo. A lei venne consacrato il monastero di Kildare, in Irlanda, dove un fuoco in suo onore era mantenuto acceso da diciannove monache. Questo fuoco, si dice, continuò a bruciare dalla fondazione del santuario fino al regno di Enrico VIII: la riforma protestante mise la parola fine a questa devozione considerata pagana.

Nel mondo romano, l’equivalente di questa festività erano le celebrazioni in onore di Giunone alle calende di febbraio, quando la dea veniva celebrata in quanto “februata”. Allo stesso modo, l’etimologia del nome del mese deriva proprio dal verbo “februo” (purificare).  Questo era infatti l’ultimo mese del calendario romano, durante il quale ci si preparava con vari riti per l’anno che era in procinto di arrivare. In particolare, per celebrare questo momento, tra i riti più suggestivi c’erano processioni di fanciulle che giravano per Roma reggendo candele accese, che anche in questo caso rappresentavano la purezza.

Ed oggi? Il tema delle candele e della luce ritorna anche con la cristianità: non a caso negli stessi giorni ricorre la festività della Candelora, che ricorda la presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme in ottemperanza a quanto prescritto dalla legge giudaica. In origine, questa festa veniva celebrata con processioni illuminate da torce che poi venivano conservate accese per allontanare il male e l’oscurità. Le torce vennero col tempo sostituite dall’accensione di candele consacrate, e mantennero il significato di luce divina che guida gli esseri umani.

Tutte queste ricorrenze hanno in comune il concetto di liberarsi del peso del passato e di prepararci ad un nuovo inizio che si avvicina velocemente, solo così potremo essere aperti al cambiamento portato dalla primavera e dalla vita che rinasce!

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