LA CAPPELLA STUCKY AL CIMITERO DI SAN MICHELE IN ISOLA A VENEZIA

Giovanni Stucky nacque a Venezia il 27 maggio 1843. Suo padre, Giovanni Stucky senior, era nato a Munsingen (Cantone svizzero di Bema) nel 1813 da una vecchia famiglia di abili armaioli e di rigidi principi calvinisti. Giovanissimo viene in viaggio d’istruzione in Italia e a Venezia ha l’occasione di conoscere una gentil fanciulla, Domenica Forti, che innamoratosi sposerà. Si stabilisce in un primo momento a Treviso dove apre un mulino sul Sile. In seguito si porta a Venezia dove nasce il 27 maggio 1843, il figlio Giovanni junior e di seguito Alessandro e Barbara. Giovanni junior riceve dal padre un’educazione pratica. Apprese in casa il veneziano ed il tedesco, a scuola l’Italiano. Terminato il percorso scolastico, a circa tredici anni, Giovanni andò a lavorare nello stabilimento Neville di Venezia, di proprietà di un inglese, specializzato nella costruzione di ponti. Nel maggio 1859 compì sedici anni e secondo la tradizione di famiglia partì solo per fare esperienza di vita, viaggiando come aveva fatto suo padre a piedi. Si recò in Svizzera, dove lavorò in una grande fabbrica come disegnatore tecnico e montatore – installatore per nuovi impianti molitori. Per sei anni viaggiò e fece esperienza in diverse aziende in Austria e Germania, fu proprio in questi anni che formò quella personalità di stampo germanico che sempre lo contraddistinse. Per ultimare la sua specializzazione puntò sull’Ungheria dove l’industria molitoria era la più avanzata d’Europa e dove già funzionavano giganteschi molini sul Danubio. Tornato a Mogliano Veneto nel 1865 per aiutare il padre, decise rapidamente di mettersi in proprio: prima a Treviso poi a Venezia e di costruire alla Giudecca un suo mulino di proprietà con il quale sviluppò un grande successo.

Con il tempo pensò ad una tomba di famiglia, adeguata al prestigio sociale ormai raggiunto. Il cimitero voluto a suo tempo da Napoleone, era stato dal Comune ristrutturato e risistemato anni addietro con un muro di cinta e la costruzione di cappelle, date poi in concessione. In data 11.06.1890 Stucky fece domanda al Comune per avere una concessione in perpetuità di una cappella. Iniziarono i lavori di arredo interno ad opera dell’artista Augusto Sézanne, un allestimento in stile Liberty. In quella tomba raggiunse più tardi i suoi cari dopo una vita intensa di lavori e di successi.

Nel 1908 cede al figlio Giancarlo la continuazione della conduzione della produzione. Purtroppo, quando sembrava che andasse tutto per il meglio, la tragedia. Il giorno 22 maggio 1910 il cav. Stucky viene colpito a morte con un rasoio nel piazzale della stazione ferroviaria di Venezia. Era accompagnato dal figlio ing. Giancarlo, in procinto di partire, sicuramente per contratti d’affari.

La cappella si eleva fino ad una altezza di circa dieci metri dal pavimento del piano d’ingresso ed è divisa in due livelli di altezza pressoché uguali più la cripta. L’interno del manufatto è totalmente rivestito e decorato in mosaico di pasta vitrea al secondo livello. I rivestimenti del primo livello sono costituiti da materiali lapidei in buona parte decorati con intarsi. Sono in materiale lapideo inoltre, il pavimento ed il soffitto della cripta, i Sarcofagi, la scala elicoidale che porta alla cripta, il pavimento d’ingresso, l’altare ed il suo ricco apparato decorativo nel quale sono inserite ceramiche a bassorilievo ed a tutto tondo, i tre busti marmorei raffiguranti Giovanni Stucky ed i suoi genitori, busti posti sopra basamenti marmorei di forma parallelepipeda e l’intero apparato dell’ossario ricavato sopra la volta dell’ingresso. Oltre al prospetto dell’altare, altri quattro bassorilievi in maiolica sono inseriti in una nicchia centrale in ciascuna delle quattro pareti minori dell’ottagono. Sono in ferro battuto, minuziosamente lavorato: la struttura e l’intera grata di protezione del portone d’ingresso, e la ringhiera del ballatoio, quest’ultima ricoperta da una vernice dorata.

Augusto Sézanne nacque a Firenze il 13 agosto 1856, ma si formò a Bologna nella locale Accademia di Belle Arti, ottenendovi nel 1878 l’abilitazione all’insegnamento del disegno, e insegnandovi “elementi di ornato” dal 1882 al 1893, dopo aver tenuto per qualche tempo la cattedra di Ornato all’Istituto di  Belle Arti di Modena. Dal 1892 è attivo a Venezia quando è chiamato alla cattedra di decorazioni all’Accademia di Belle Arti. Successivamente avrà la cattedra di Ornato ed è da evidenziare che tra i suoi allievi c’è Carlo Scarpa. L’attività di Sézanne si divide tra un impegno pittorico in senso stretto ed un versante di architetto e di pittore decorativo moderno, svolto sul fronte della pubblicità e di decorazioni in edifici pubblici e privati. Partecipò a numerose Esposizioni di carattere nazionale: Milano, Firenze, Roma, Torino ed infine all’Esposizione Nazionale di Venezia del 1887. Collabora come illustratore, con la rivista “L’illustrazione italiana”, con la casa editrice Ricordi. Dal suo arrivo a Venezia nel 1893, partecipò a tutte le Biennali internazionali dal 1901 al 1932, per le quali disegnò anche molti manifesti. Per la Biennale di Venezia fu membro del Comitato Ordinatore per diversi anni.  

A Venezia è membro della Commissione d’Ornato per i Beni Paesaggistici, pochi sono i suoi interventi architettonici ma l‘intervento di massimo splendore è alla Cappella Stucky al Cimitero monumentale, ornata da vetrate e da un grande mosaico raffigurante il viaggio della vita.

L‘intervento è così descritto da Alfonso Rubbiani: Augusto Sézanne organizzò l’architettura della cappella Stucky entro uno dei due piccoli edifizi che fiancheggiano  lo scalo del cimitero in faccia alle Fondamenta Nuove. Ed ora quel povero e freddo propileo può dirsi abbia l’anima d’oro e tutta pensiero.

Appena rialzando il pesante drappo che, oltre il cancello, protegge lingresso del sacrario si è come vinti subito da una misteriosa armonia di sembianti , di sguardi , di voci , di luci, colori e linee che vi  attendessero in silenzio e si animassero in dolce musica per voi che entrate. E le parole che trionfano sopra quell’armonia son dette subito dal grande angelo che in opera musiva sorge dalla piccola abside dovè laltare. Ha le ali aperte, gli occhi ampi incoraggianti come quello che apparve alle pie Marie sul sepolcro di Cristo; anzi è lui stesso . E soggiunge alle vittoriose parole del Resurrexit un breve commento consolante per tutti :”noli timere, novissima in coelo erit unio“. Nel luogo dove sono entrato, si attende dunque dai morti la nuova vita e dai vivi la morte come preludio alla nuova vita.

 

Fonti:  Lavinia Cavalletti, Francesco Basaldella, Pasetti Medin Alessandro, Monzali  

          Marco,  Rubbiani Alfonso.

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